Il lusso made in Italy

La rivoluzione del turismo tecnologico

L’avvento di Internet ha avuto conseguenze enormi in tutti i settori economici, ma soprattutto in quello turistico. La rete ha favorito il proliferare di informazioni, rendendo tutto più facilmente accessibile e alla portata di un click. Inutile negare che Internet ha rivoluzionato il modo di fare comunicazione e successivamente quello di vendere e promuovere servizi e prodotti. Ad oggi, si può dire che tutti i principali operatori fornenti servizi turistici utilizzano tale piattaforma. Qualsiasi società che si rispetti utilizza regolarmente almeno una di queste tecnologie: si parte dai propri siti web, per poi passare ai booking engine (sistema di prenotazione per hotel), fino ad arrivare ai mezzi di comunicazione di massa più conosciuti ed efficaci, i social network. I vantaggi che gli operatori turistici hanno tratto dall’avvento di internet sono diversi:

  • Costi pubblicitari: un buon sito web e un’adeguata presenza sui più importanti social network può essere ottenuta a costi molto contenuti, rendendo molto di più della classica pubblicità cartacea.
  • Più efficace comunicazione del prodotto: i vantaggi di un sito web rispetto a una brochure cartacea sono molteplici: possibilità di inserire video, immagini a scomparsa e link ai principali siti di riferimento (come ad esempio Facebook, Instagram o Tripadvisor). Tutto ciò favorisce una comunicazione eccellente del prodotto, evidenziandone i punti di forza.
  • Esposizione a un mercato internazionale: Internet ha contribuito in maniera decisiva alla globalizzazione. Si può osservare ciò che accade nel mondo in tempo reale rimanendo seduti su una sedia, così come è possibile scovare le principali offerte che Tour Operators, catene alberghiere, o in generale qualsiasi azienda su Internet offre. Prima, per prenotare un hotel, in particolare se oltreoceano, si doveva far affidamento quasi obbligatoriamente ad una agenzia di viaggi, che aveva contatti e offerte su vari hotel o compagnie aeree. I più intraprendenti, però, chiamavano i numeri presenti sulle pagine bianche o andavano all’avventura, cercando un hotel solo una volta raggiunta la destinazione. In una industria del genere, chi godeva di maggiori benefici era ovviamente il negoziante. Oggi, attraverso Internet, si possono paragonare milioni di offerte e sapere con precisione cosa offre un operatore piuttosto che un altro e tutto questo avvantaggia il compratore, nonché cliente finale, rendendolo in grado di scegliere l’offerta che maggiormente soddisfa i suoi bisogni.
  • Maggior e più efficiente accesso alle informazioni: sia dal lato del cliente che del negoziante. Infatti, come già citato sopra, il cliente può beneficiare di una enorme quantità di informazioni utilizzandole a proprio vantaggio, mentre il negoziante può usufruire dei Big Data. Essi vengono generati e creati grazie all’enorme quantità di informazioni disponibili online (e offline), che una volta studiate e analizzate, possono portare a conclusioni che non potevano oggettivamente essere individuate a priori. In sostanza permettono di conoscere il proprio cliente, i suoi gusti, le sue passioni, i suoi atteggiamenti e permettono agli operatori turistici di posizionare la propria offerta là dove più richiesta ed apprezzata, aumentandone così le possibilità di vendita.

L’essenza del made in Italy

Il made in Italy è da sempre un marchio di fabbrica del nostro paese ed una garanzia di qualità assoluta. Non è un caso, infatti, se tutto ciò che nasce in Italia è in grado di avere un forte appeal, soprattutto in determinati settori. In particolare, sono i settori del vino e del cibo ad aver avuto negli ultimi periodi un’impennata sostanziosa: di fatto l’esportazione di cibo e vini italiani, negli ultimi dieci anni, è raddoppiata fino a raggiungere il boom nel 2019, oltrepassando i 40 miliardi di euro, ovvero + 6% rispetto al 2018 (è quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sul commercio estero in base ai dati Istat). Un comparto capace di dar vita a un mercato di 6, 4 milioni di dollari ogni anno. I criteri che guidano i consumi contemporanei verso il settore eno – gastronomico sono estetici e edonistici, legati alla bellezza e all’arte, alla rarità e all’unicità che l’immagine dei prodotti suscita, rappresentata da una nuova categoria interpretativa denominata “gusto del lusso”: sinonimo di distinzione sociale. Il vino è tra i simboli più rappresentativi del “gusto del lusso”, proprio perché la sua immagine esprime aspetti simbolici e culturali, emotivi, socializzanti, legati ai rituali del well – being e alla distinzione di classe e status (Sombart, 1992). Il vino si mostra trasparente nel suo tracciato biografico e si trasforma in un percorso di esperienze uniche se accostato a un cibo pregiato in grado di esaltarne le qualità, soprattutto sul fronte del sapore, del legame con il territorio, e della cultura che lo rappresenta.


Il turismo di lusso in Italia

È risaputo che, l’Italia, per molti stranieri appartenenti al segmento luxury, si trova in cima alla lista dei desideri di viaggio. Ciò che più attira gli stranieri è il concetto di Made in Italy inteso nella sua più ampia accezione di “Italian way of style”: ovvero straordinarie bellezze artistiche e paesaggistiche abbinate ad una cucina raffinata, un’accoglienza calda e personalizzata e le infinite possibilità di shopping offerte dal nostro paese che permettono di prolungare il piacere e il ricordo della vacanza attraverso l’acquisto di prodotti iconici legati all’Italia. Infatti, ciò che richiama i luxury traveler stranieri è proprio la possibilità di vivere esperienze autentiche (a differenza di altre destinazioni che offrono attrazioni “costruite”) e la contestuale presenza di servizi turistici e strutture ricettive di alta gamma. E non solo, l’Italia, nell’immaginario collettivo suscita perlopiù associazioni positive (la moda, l’artigianalità, lo stile di vita, il patrimonio) così come sono positivi anche i cliché (la pizza, il mandolino, la vespa) e questo porta inevitabilmente ad avere un’immagine e reputazione molto forti rispetto altri competitor europei. In questo contesto anche piccole realtà a conduzione familiare grazie al loro carattere unico e distintivo riescono ad affermarsi ed emergere a livello internazionale e se a questo si aggiunge il fatto che i luxury traveler ricercano il meglio del cibo, wellness, arte, cultura e delle attività in un’unica destinazione, l’Italia è potenzialmente avvantaggiata. Si può affermare, però, che nonostante una brand awarness molto alta e un posizionamento ben definito nella mente del consumatore, il potenziale turistico italiano sul segmento luxury non è ancora del tutto sfruttato e che, allo stato attuale, vi siano ancora margini di miglioramento (difficoltà nell’ottenimento dei visti, rapporto qualità/prezzo non sempre ottimo, un’attività di promozione on e off – line poco coordinata ecc.). Sulla base di dati recenti (2015) il luxury travel rappresenta il 12,2 % dei flussi nel nostro paese, che aumenta al 20,8 % se si considera soltanto la componente straniera. Per quanto riguarda la spesa, invece, nel 2016 il segmento ha generato un giro di affari di 7,3 miliardi di euro. Nonostante l’offerta luxury italiana (in percentuale sul totale delle camere) non abbia ancora raggiunto alcuni competitor europei, è certamente cresciuta negli ultimi anni, in particolare a Milano. A gestire le nuove aperture sono soprattutto noti marchi internazionali a testimonianza dell’importanza che il brand riveste ancora nell’attrazione di questo tipo di domanda, soprattutto sui mercati più lontani.

[2] Magda Antonioli Corigliano, Sara Bricchi, Il turismo di lusso: stato attuale e potenzialità [online].